BUONE IDEE
BUONE IDEE
E’ tempo di lavorare assieme
Flavio Lotti
Immaginati un bambino che cresce dialogando quotidianamente con un robot nascosto in un cellulare, un tablet o uno schermo. Quale sarà la sua capacità di conversare e dialogare con i suoi coetanei? Come gestirà le sue emozioni e i suoi sentimenti?
Nei primi giorni di marzo, l’Unesco ha organizzato a Parigi un grande summit mondiale sull’intelligenza artificiale e sulla possibilità di “umanizzare” questa nuova, impressionante, rivoluzione tecnologica. Per una settimana centinaia di esperti del settore pubblico e privato, della società civile, delle organizzazioni regionali e internazionali, ricercatori e docenti universitari, tecnici, giornalisti e studiosi di tutti i continenti hanno cercato di rispondere alle domande e alle paure più assillanti. Come cambierà la nostra vita? Come cambierà il nostro modo di vivere insieme? Che forma avrà la società del futuro? Come funzionerà l’economia? Come gestiremo le relazioni umane? Fino a che punto consentiremo alle macchine di decidere al nostro posto? Quali principi devono guidare questa rivoluzione? Come possiamo farli rispettare? Come prepariamo i nostri figli a crescere in un mondo che ancora non conosciamo?
Per parlare di “educazione alla cittadinanza” non possiamo che partire da questa realtà: la realtà del nostro tempo. Una buona educazione non può che iniziare e finire nella realtà. Ma quando la realtà è sempre più accelerata, la sfida educativa è sempre più grande.
Per affrontarla c’è solo una vecchia ma unica strada: mettersi insieme per risolvere i problemi. Non solo perché l’individuo che risolve tutti i problemi, per quanto bravo, intelligente e preparato, non esiste. Ma anche perché le sfide della complessità e dell’interdipendenza esigono la più ampia e seria cooperazione di tutti i soggetti coinvolti.
Sappiamo che superare l’individualismo, la frammentazione e il particolarismo è difficile. Ma non impossibile. E’ la storia di una vasta esperienza di educazione alla cittadinanza realizzata, in cinque anni, nel Friuli Venezia Giulia.
Cinque anni sono una piccola vita. Un lustro. In cinque anni si passa dall’asilo alle medie. Nello stesso tempo si esce dalle medie e si entra all’Università. In altri cinque anni si finisce anche l’Università. Cinque anni sono un tempo abbastanza lungo per crescere e maturare importanti esperienze. Quelle che si sono intrecciate nel Friuli Venezia Giulia sono il frutto di un percorso di ricerca e sperimentazione che ha visto il coinvolgimento di 590 docenti di 113 scuole, di ogni ordine e grado, di tutta la regione.
Il contesto è definito dal centenario della Prima Guerra Mondiale. Ma non si è trattato di un percorso della memoria. E’ stato un laboratorio di futuro. L’idea da cui siamo partiti era che il ricordo “dell’Inutile Strage” dovesse alimentare un programma di ricerca culturale, didattica e politica teso a chiudere l’epoca della Grande Guerra e a promuovere l’affermazione di una vera cultura della pace. Al suo centro c’era la scuola, con le sue fatiche e fragilità, ma anche con la sua capacità di essere intellettuale sociale a servizio della comunità. E attorno alla scuola, il territorio con tutti i soggetti che in qualche modo ne riconoscono ancora oggi il valore straordinario.
Per cinque anni abbiamo lavorato incessantemente, costruendo ponti, legami, fiducia, alleanze tra persone e istituzioni diverse, fino a dare forma ad un’alleanza educativa che ha visto camminare assieme l’Assessorato regionale all’Istruzione, l’Ufficio Scolastico Regionale, il Coordinamento Regionale e Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, la Rete Nazionale delle Scuole per la Pace, la Tavola della pace e il Centro di Accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano.
Grazie a questa collaborazione, sono stati realizzati centinaia di progetti, eventi, corsi di formazione, seminari di studio, lezioni, laboratori, meeting, marce per la pace, flash mob e cortei. Ma il fatto più importante è stato il processo di riflessione pedagogica sulle esperienze, di ricerca, progettazione e sperimentazione didattica, di autentico coinvolgimento degli studenti, di costruzione di reti tra scuole, insegnati e amministratori locali.
Una delle tracce più significative di questo lavoro è rappresentato dalle “Linee Guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale” scritte a 342 mani in due anni di lettura riflessiva della realtà e delle esperienze concrete dei docenti (https://www.perlapace.it/wp-content/uploads/2019/03/Linee-Guida-Pace-Cittadinanza.pdf). Il testo, già diffuso dal Ministero dell’Istruzione, contiene numerose indicazioni utili per progettare l’educazione alla cittadinanza nelle nostre scuole. Ma non è che una bozza. Questo è il tempo in cui non basta scambiare esperienze ma dobbiamo imparare gli uni dagli altri. Per questo il testo è aperto ai suggerimenti di tutti coloro che, attingendo alla propria professionalità ed esperienza, vogliono continuare a scommettere sui nostri giovani e sulla liberazione delle loro straordinarie energie vitali.
A conclusione di un recente “corso di formazione e ricerca” dedicato all’educazione alla cittadinanza che abbiamo organizzato ad Assisi presso il Sacro Convento di San Francesco è stato detto e scritto: “La scuola per la quale ci impegniamo è una comunità di apprendimento e di vita nella quale le persone sono centrali, condividono l’amore per la ricerca, la cura delle relazioni, l’impegno nei confronti della realtà sociale e dell’ambiente, la cura della memoria e l’impegno per un mondo migliore.”
Flavio Lotti
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Dall’anno scolastico 2010/2011 cambia nome: non si parla più di educazione civica ma di “Cittadinanza e Costituzione” e comprende cinque argomenti: educazione ambientale, educazione stradale (Codice della Strada), educazione sanitaria (regole basilari di pronto soccorso), educazione alimentare e Costituzione italiana. Si arriva ad introdurre di nuovo l’Educazione civica dopo un periodo di due anni scolastici di sperimentazione (2008/2009 e 2009/2010). L’insegnamento è presente per tutti gli istituti di ogni ordine e grado nella misura di un’ora settimanale all’interno delle materie di storia e geografia.
Risultato? A farla sono ben pochi perché tocca a tutti e a nessuno. Ora non sarà più così. Ci sarà fin dalla scuola primaria un insegnante, un voto in pagella e una valutazione finale.
Un passo in più il Parlamento lo poteva invece fare in merito all’emendamento che supera il Regio Decreto del 1928 che prevedeva note sul registro, sanzioni disciplinari ed espulsioni per i bambini fin dalla primaria. Oggi più nessuno alla primaria applica gli articoli 412-413 e 414 del Regio Decreto mentre a usare ancora le espulsioni e le note sul registro ci sono i professori della scuola secondaria di primo grado. Forse questo ulteriore passo di civiltà che abbraccia la pedagogia poteva essere fatto andando ad incidere sulle scuole medie. Mentre alle elementari sarebbe il caso di parlare dell’unica sanzione ancora in vigore: la bocciatura. Ogni anno vengono rimandati più di 10mila bambini. Forse è il caso di fermarci su questo numero.
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